Storytelling e bambini

Ci sono alcuni post, nell’archivio di  TTV, che restano attuali nonostante gli anni. Abbiamo deciso quindi di lucidarli e riproporveli. In uno di questi, prendevamo ispirazione da un paio di libri interessanti:

THE-TIPPING-POINT_BOOK1Uno dei capitoli di “The Tipping Point” che ho trovato piu’ ricco di spunti è quello sui programmi televisivi per bambini e sui fattori che ne determinano il successo (inteso come capacità di trattenere l’attenzione e di trasferire concetti in modo che vengano ricordati).
Ho pensato che fosse una case history molto azzeccata per sviluppare un’idea propositiva di “Storytelling”.

Cosa vuol dire storytelling oggi?

Un libro di C. Salmon ne parla come una potente arma di persuasione, una tecnica dal potere quasi manipolatorio. Potrebbe sembrarvi l’ultimo grido dei pubblicitari (e in effetti lo è), ma prima di attribuire etichette negative cerchiamo di scoprire la vera origine e i risvolti produttivi di un termine “in voga”.

Cominciamo dai bambini.

Le storie sono assolutamente centrali per l’apprendimento nei primi anni di vita, perchè i bambini hanno bisogno di una forma narrativa per organizzare le loro esperienze e la loro conoscenza del mondo.
Come tutti noi avremo sperimentato, i piccoli non sono ancora in grado di gestire teorie astratte e relazioni di causa-effetto, mentre ricordano bene le storie e hanno bisogno di ripeterle molte volte. La ripetizione, anziché noia, dà loro un senso rassicurante di prevedibilità, al contrario del mondo adulto percepito come complesso e imprevedibile, e in questo contesto sicuro dà la possibilita’ di approfondire ogni volta nuovi dettagli, quindi di imparare.
In breve: se i bambini non si fanno una loro raffigurazione narrativa di idee, fatti, persone, sentimenti, difficilmente assimilano un concetto.

Ma io trovo che la capacità di inquadrare idee, fatti, persone, sentimenti in una narrazione sia assolutamente centrale anche per noi adulti.
Bombardati come siamo da informazioni di ogni genere e provenienza, quelle che ci restano “appiccicate” e che magari raccontiamo volentieri ai nostri amici sono solo le storie che abbiamo ritenuto più interessanti e che hanno toccato in noi delle corde speciali. Esattamente come i bambini.
E qui veniamo al secondo punto: le emozioni (un argomento di marketing che mi e’ molto caro).

learningfranklinGli studi sull’intelligenza emotiva hanno ormai dimostrato che l’apprendimento che avviene attraverso i centri emozionali del cervello richiede uno sforzo maggiore ma ha poi effetti molto più duraturi di quello meramente logico/cognitivo. Inoltre la bella notizia è che questo tipo di apprendimento prosegue a tutte le età. Anche attraverso dei traumi o degli eventi particolarmente impegnativi, che attivano in noi una voglia di cambiamento.

Un esempio? Da qualche parte nella mia testa ho la polvere dei tanti manuali e training sulla gestione delle risorse umane e dei gruppi di lavoro, dall’altra ho la storia del mio primo (giovanile e disastroso) confronto con un team di collaboratori, e gli insegnamenti di quell’esperienza. E come li ho assimilati? Raccontandomi la mia storia, la mia visione degli eventi e del loro significato, proprio come fa una mamma quando disinfetta una sbucciatura e racconta al bambino la relazione tra il freno della bici e la curva. Per far rimanere impresso un dato, abbiamo bisogno di una storia.

storytbambinicloudAnche il mondo aziendale dovrebbe abbracciare questo pensiero: i suoi database, i suoi sofisticati CRM, i suoi numeri dovrebbero trasformarsi in storie di persone vere, che raccontano dell’azienda in cui lavorano, o del modo in cui un prodotto ha cambiato o migliorato la loro vita. Ecco il significato che preferisco di Storytelling:  racconti che che danno un senso emotivo alle nostre esperienze, e alle nostre cose.

Sia per comunicare che per ricordare, ci vogliono la passione e l’entusiasmo, occorre il linguaggio delle emozioni. In una parola, bisogna tornare bambini.

12 commenti
  1. itmom
    itmom dice:

    non ci credo, sto giusto finendo il libro di salmon… e lo trovo anche io assai interessante… per tanti motivi, anche di marketing, ma non solo.

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  2. Giuliana
    Giuliana dice:

    sì, il libro di salmon è veramente una miniera di idee, anche se l’approccio è abbastanza orientato alla comunicazione manipolatoria. comunque è molto incoraggiante il fatto che anche in italia inizi ad esserci una sensibilità sul tema dello storytelling

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  3. Piattinicinesi
    Piattinicinesi dice:

    tutta la nostra memoria e la nostra autocoscienza, la nostra progettualità si basa sul modo in cui ci raccontiamo delle storie.
    la comunicazione politica e il marketing hanno spesso usato il racconto in termini manipolatori.
    ma noi possiamo a nostra volta raccontare un’altra storia, quella che vorremmo vedere realizzata…

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  4. Silvietta
    Silvietta dice:

    Carissime,
    lo spunto è ricco e interessante, mi colpisce molto in questa fase dellla mia vita in cui vorrei riprendere tutti i coccetti sparsi che la compongono e farne una composizione o una storia tutta nuova. Detto queesto, fattori come il tempo e la stanchezza mi impediscono di imbastirne la trama (e questo è male) ma confido nei prossimi spunti … 🙂

    volevo poi fare i complimenti a questo nuovo spazio virtuale per le aziende e i consumatori. ho letto il manifesto e mi è piaciuto moltissimo, lo trovo azzeccato e attuale. e qui svelo un arcano. sono stata una delle prime consumatrici dell’equo solidale e per anni ho scelto cosa comprare in base a una mia personale analisi dei dati offerti dalla guida al consumatore.
    ma non sono una “cattiva spaccavetrine” per cui se c’è un tavolo attorno a cui sedersi e chiacchierare, aziene e consumatori, tutti proiettati al futuro e non con i colli girati all’indietro… eccomi, ci sono! quanti caffè porto?

    un caro in bocca al lupo per il proseguimento
    silvietta

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  5. Flavia
    Flavia dice:

    Grazie perchè ci date una visione personale e diversa dello storytelling, mi piace molto la definizione di “ricomposizione creativa” di Piattini, e l’idea della responsabilità personale nel creare la nostra storia, non quella di qualcun altro. @Silvietta, grazie per i complimenti, ti sei iscritta? 🙂

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  6. Lanterna
    Lanterna dice:

    Avendo partecipato 2 settimane fa al convegno sullo storytelling insieme a Giuliana, è chiaro che questo argomento mi attira. Sono una narratrice, nel senso che mi piace raccontare e inventare storie, ma anche una promotrice, nel senso che provo soddisfazione nel consigliare alla gente prodotti con cui mi sono trovata bene. Come promuovo i prodotti in cui credo? Proprio attraverso le storie, quelle più adatte a raccontare come quel prodotto ha migliorato la mia vita. E dire che ai colloqui da commerciale sono sempre stata scartata… 😉

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  7. Pam
    Pam dice:

    Argomento affascinante. Da quando sono mamma – pochissimo!- ho scoperto di avere una fantasia notevole, soprattutto nell’inventare canzoni per fare addormentare il mio piccolo. E ogni volta riemergono ricordi della mia infanzia che avevo riposto in quei famosi “cassettini” del mio cervello…

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  8. Mic
    Mic dice:

    scusate l’intromissione, mi occorrerebbe una bibliografia che parli di storytelling ma con i bambini, qualcuno sa indicarmene una? GRAZIE

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  9. Flavia Rubino
    Flavia Rubino dice:

    Ciao Mic, il tuo commento è benvenuto, ma spiegati meglio: cosa intendi per storytelling CON i bambini? inventare storie per i bambini o far inventare storie ai bambini…? così vediamo se possiamo aiutarti. Ciao!

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  10. Flavia Rubino
    Flavia Rubino dice:

    @Mic, La Grammatica della fantasia di G. Rodari è uno dei riferimenti più importanti per iniziare una ricerca bibliografica. Per quanto riguarda i materiali vari, prova a cercare su Filastrocche.it , c’è una miniera 🙂

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  11. Alberto Grossi
    Alberto Grossi dice:

    avendo un passato di autore tv e un presente di storyteller, concordo pienamente con Flavia quando scrive della ripetizione quale elemento rassicurante. Aggiungerei: la variazione (narrativa) combinata alla ripetizione di situazioni o scene. Un esempio sono le medesime gag tra i personaggi pur in situazioni distinte ma somiglianti. Il plot di una puntata di Peppa Pig, che non a caso piace anche a ragazzini ed adulti, è esemplare in questo.

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