Progetti di conversazione: cosa motiva chi partecipa?

Si parla ormai cositanto di social media ed engagement, sentiment e metrics, e nuove discipline correlate dai nomi complicati, che raramente si pensa di dare la parola alle persone “coinvolte” nei progetti di social media: il famigerato target, appunto, che noi vogliamo smettere di chiamare target. Oggi scambiamo alcuni pensieri con Silvia, autrice insieme a Serena di un sito sulla genitorialita‘ che si colloca ormai tra le fonti piu’ autorevoli in materia, e partecipante a molti dei nostri progetti. piu’ che partecipante, potrei dire collaboratrice: e non sulla base delle ricompense materiali che noi (non) offriamo (a parte un bellissimo set da caffe’, se proprio vogliamo dirlo), ma per quello che lei definisce un “investimento personale”.
Cosa significa Per capirlo, penso sia utile approfondire con Silvia alcuni meccanismi che spingono le persone che realizzano progetti con noi a mettersi in gioco. il suo e’ uno dei possibili punti di vista: ci piacerebbe, in seguito, raccoglierne molti altri.

pensiero1. il marketing in rete e’ tutto un buzz, passaparola e give away. Come rendiamo TTV diverso?

silviaFacendo. Facendo qualcosa che e’ altro. L impressione e’ che in rete, come un po ovunque (perche’ la rete mica e’ davvero un luogo a se’ stante, non dimentichiamocelo! La rete siamo noi, gli stessi che vanno in giro per strada e al lavoro la mattina!), non ci sia molto tempo per spiegare. Quindi bisogna fare: TTV mette in piedi uno, due, piu’ progetti innovativi. E cosidiventa veramente qualcosa di diverso. Altrimenti son chiacchiere!
E invece il marketing della conversazione, a dispetto del nome, non fa affatto chiacchiere, perche’ le conversazioni mettono in moto le idee e possono cambiare i paradigmi.

pensiero2. anche dietro un’iniziativa ludica puo’ esserci uno scopo “social” valido. E se no, glielo diamo noi? Ma come?

silviaGia’ di per se un’iniziativa ludica e’ meritevole di attenzione: e’ cosidifficile divertirsi veramente in modo non banale! Se mi offri la possibilita’ di far sentire la mia voce, mi interessa, per principio.
Forse la penso cosiperche’, per natura, mi piace parlare, argomentare, dialogare, conversare. Per i miei gusti, se mi offri qualcosa del genere, mi fai contenta. Quindi probabilmente sono molto social dentro.
Il mio scopo sociale e’ quello di dire in giro come la penso. Ma di per se sarebbe sterile, inutile. Allora mi stimola solo se sono in un gruppo, piu’ o meno vasto, di persone che dicono quello che pensano e manifestano le loro idee. in quel modo mi arricchisco, imparo, apprendo. Ecco il vero scopo social. Ed ecco quello che per me e’ divertimento.

pensiero3: prima, durante e dopo la realizzazione di un’idea. il tempo passa, e come tutto cambia nelle nostre motivazioni…
silviaQuando le idee coinvolgono piu’ persone, forse, sarebbe buona norma non allungare troppo i tempi di realizzazione. un progetto comune lo abbiamo qui e ora, poi ognuno puo’ evolvere in direzioni diverse e quindi i nostri progetti privati possono portarci lontano da quello comune. E’ un rischio.
Per esempio il progetto “Mamma che ridere” / “Hai voluto la carrozzina?” e’ stato molto lungo e in questo lasso di tempo le attivita’ sul web dei singoli partecipanti sono cambiate, si sono evolute, hanno avuto delle svolte. Questo ha creato dei momenti di sofferenza: non eravamo piu’ identiche a quelle che erano partite. puo’ essere un bene, ma e’ rischioso. Per progetti molto social, forse servirebbero tempi piu’ concentrati… invece meno persone, possono permettersi anche il lusso di allungare un po il percorso.

pensiero4. quando ho pensato che non ne valeva la pena

silviaOddio Ma neanche una volta, credo! Mi sono divertita e ho imparato, quindi non poteva non valerne la pena.
E poi per me e’ l occasione per venire in contatto con un mondo sconosciuto (il marketing), con un linguaggio strano e dinamiche di comunicazione diverse dalle mie. Ma come potevo perdermi quest’occasione!

pensiero5: perche’ una come Silvia, che non ha certo tempo da perdere, si mette in gioco in prima persona per la buona riuscita di un progetto?

silviaPrima di tutto perche’ un impegno e’ un impegno. E una cosa o la si fa bene, o non merita di essere fatta.
una volta in ballo, non avendo mai pensato, come dicevo prima, che non ne valesse la pena, dovevo necessariamente fare quello che era nelle mie possibilita’ per la migliore riuscita.
insomma, io volevo un risultato buono, anche contro le difficolta’, le incomprensioni, i tempi, i mutamenti: me lo meritavo! E se uno vuole un risultato, deve lavorarci. Non conosco altra strada. Diciamo poi che ho qualche resistenza caratteriale a delegare: percio’ non avevo alternative al mettermi in gioco.

E poi era un’occasione. un’occasione di esplorare qualcosa che non conoscevo: il marketing, l editoria. Ma non solo: l interazione con un gruppo ampio di persone alla pari. il dialogo con altre professionalita’. Ero piuttosto ferrata sulla gestione del conflitto, ma ho testato la capacita’ di mediazione in altri campi, lontano da quelli in cui opero abitualmente. E’ stato interessante applicare la mia professionalita’ ad altro e vedere l effetto che fa!
(Ah, per la cronaca, ha funzionato!) il mio bagaglio culturale e’ aumentato: questa e’ un’esperienza che potrei rivendermi in tanti settori. E quando mai mi faccio sfuggire un’occasione di investimento personale del genere!

1 commento
  1. aprovadimamma
    aprovadimamma dice:

    interessante. Silvia è una forza della natura, una di quelle persone che guardi e ti chiedi “chissà se a me riuscirà mai fare quello che fa lei?”. Anche questo è un po’ un risultato, no? essere un esempio positivo penso sia fonte di soddisfazione oltre che una motivazione per fare.

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