Dedicato agli Influencer: elogio del buon marketing

Ci sono due modi di intendere le opportunità professionali in Rete oggi: seguendo le strade indicate dalla maggioranza, o tracciando i propri percorsi personali.

Abbracciate il marketing fatto bene, senza dovervene vergognare.

Recensioni, sponsorizzazioni, eventi, live tweeting, eventi, tour – non hanno bisogno di tag, rubriche, media kit e listini. Hanno bisogno di nuove idee.  Se l’idea c’è ed è forte non servono i tag: serve raccontare apertamente come è nato un progetto, perché quell’idea ci appassiona, come quell’idea ci aiuta a migliorare un aspetto della nostra vita e infine come noi possiamo contribuire a quell’idea mettendoci del nostro.  Questo è il massimo della correttezza e della trasparenza verso chi fruisce dei nostri contenuti. La presenza di un brand non è qualcosa di cui ci si debba vergognare, non va lasciata ai margini di una storia (questa storia è mia, e poi c’è un brand che paga, ok, lo metto piccolino in fondo) ma al contrario è il catalizzatore/facilitatore di un’esperienza che altrimenti non avremmo mai raccontato.

1. Come valutare un buon progetto?

E’ facile, chiedetevi : “perché lo sto facendo?”
Se l’unica risposta che trovate  è “perché mi pagano” allora  vi sentirete sempre costretti a giustificarvi con il vostro “pubblico” delle vostre “sponsorizzazioni”. La presenza di un brand nei vostri contenuti, se non è supportata da un’adesione valida e da un’esperienza personale autentica, vi metterà sempre a disagio. Allora la categoria “sponsorizzazione” diventa solo uno scarico di responsabilità: vi metto qui le cose di cui vi parlo a pagamento, e siamo tutti a posto.

 2. E’ il momento di andare oltre

“Partecipo alla campagna..”  “post offerto da…” Categoria  “sponsorizzazioni” recensioni” “collaborazioni”… diffidate da chi vuole ridurre il vostro vocabolario a un linguaggio povero, piatto e uniforme. Se non si ripensa l’idea stessa alla base di un certo marketing ripetitivo, potrai sforzarti quanto vuoi di scrivere il “post sponsorizzato perfetto” ma sarai solo noioso e invadente nella mia timeline. Andare oltre il solito giro e oltre i numeri, conoscere gente nuova e teste “fresche” interessanti,  partecipare a iniziative di valore senza aspettare di essere invitati…E’ possibile.
Il marketing si può fare in modo diverso.

Ma per rendersene conto pienamente e portare i propri contributi originali,  occorre avere un minimo di formazione di marketing: se hai un profilo apprezzato e cerchi modi per “monetizzarlo”, non accontentarti di un media kit e di un listino, ma studia management e marketing.

3. Cultura di management

E’ una definizione che non deve spaventare ma che deve entrarci un po’ meglio in testa. Gestire un’attività di qualunque tipo significa conoscere  statistica, strategia, concetti (prima che strumenti) di marketing, e queste cose restano restano assolutamente valide quando diventano digitali, anche se qualcuno vuole farvi credere che ormai sia tutto da buttare via e si trovi tutto su Google.  La facilità della divulgazione nel web favorisce approcci spaventosamente superficiali . Invece per parlare con un’azienda, conviene sapere  un po’ di più di cosa si sta parlando.

Se per fare marketing pensi che basti  dire bene di un prodotto e invogliare la tua audience a comprarlo, stai dando solo una leggera  grattatina alla superficie. E’ come dire che per scrivere un libro puoi scegliere tra genere narrativa o saggio, poi vai tranquillo e scrivi.

Sfrutta meglio le opportunità di collaborazione con le aziende. Scegli di fare Marketing non per accumulare omaggi e compensi, ma per accumulare conoscenza.

 

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