Findus Trasparenza: ecco di cosa abbiamo parlato

hpthumb-findusQuesto è l’ultimo progetto che abbiamo annunciato. E così, dopo tre settimane di conversazione online, accolto da una piacevole cenetta romana, un folto gruppo di rappresentanti del Lab si è recato a visitare le linee di produzione dei mitici Bastoncini, Sofficini e minestroni Findus, accompagnato dal direttore Paolo Ruffato e da numerose persone del suo Team. Poi ci siamo riuniti per commentare le tante informazioni ricevute, e qualcuno ha chiesto apertamente al team Findus: “perché lo fate?”
Provo a rispondere dal mio punto di vista.
Cosa significa realizzare un progetto di trasparenza?

1. Raccontare la qualità
L’industria di marca prevede una quantità  di parametri, specifiche e controlli di conformità  che semplicemente non immaginiamo. Trattandosi di “industria” tendiamo a percepirla come fredda, guidata solo da logiche di efficienza e profitto, e non interessata alle persone. Eppure questa qualità  non raccontata esiste. Per renderla visibile occorre:
2. Umanizzare le storie
Ogni azienda ha i suoi storyteller naturali, persone di esperienza e di passione . Per Findus questo ruolo è svolto alla perfezione da Fabrizio Fontana, che ci ha raccontato la relazione con i campi e i coltivatori (mediamente legati a Findus da 11 anni), e i criteri su cui si basa.

3. Da consumatori a consulenti
Questo invece è un concetto che fa fortemente storcere il naso ai professionisti della comunicazione: quelli che pensano che i consumatori non possano costruire strategie di comunicazione. Eppure riflettiamo: in un mondo in cui i mercati tornano ad essere conversazioni, le competenze dei consumatori non devono essere quelle dei pubblicitari, per porsi intorno allo stesso tavolo e sullo stesso piano di marketing e R&D. Tra noi c’erano un nutrizionista, una biologa, una ricercatrice, persone che lavorano (anche, sì) in comunicazione, un’esperta di food styling, e vari blogger. Questi ultimi, per quanto riguarda i social media, hanno una competenza pratica spesso superiore alle stesse aziende.

4. Distanze da colmare

Sabrina ci ha detto: “esiste una grande distanza da colmare”. Distanza tra il modo di trattare le informazioni da parte delle aziende, e il nostro modo di leggerle e recepirle. Come riempire il gap, insieme? E’ la nostra sfida.

Intanto un grande grazie a tutti voi che avete reso possibile questa tappa, e avete viaggiato con noi tra online e offline. E un grazie speciale a Luana e alla sua socia Patrizia, che, dopo aver raccontato questa storia (virtuosa) di relazione tra consumatore e azienda, sono state invitate e sono arrivate da Bolzano per conoscerci!

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