Per favore, non interrompete l'intelligenza

Mentre lavoro ascolto la radio. E’ un’abitudine antica, di quando ero ragazzina e studiavo, e la radio mi dava il ritmo. Delle pagine, degli argomenti, dei pensieri. Adesso non ascolto le stesse radio di allora, ma in verita’ e’ cambiato poco: per un certo periodo mi affeziono a una, poi passo a un’altra, poi ne scopro una terza. E girando per radio mi vengono in mente molte cose.il piu’ digitale dei grandi mezzi.Ma avete visto che brava che e’ stata la radio ad accogliere internet L ha fatto con entusiasmo, precisione, professionalita’. Quasi tutte le radio si possono ascoltare anche online, ma la cosa veramente bella e’ che nessun altro media e’ stato capace di incorporare il web nella sua fruizione: i forum, i blog, i gruppi in Facebook, per tutti i programmi, sono un inno alle capacita’ di relazione di un mezzo che, insomma, e’ meno antico solo della stampa.
La piu’ intelligente delle audience

Da giovane ascoltavo per lo piu’ musica. Adesso mi piacciono le trasmissioni in cui si parla. Che poi, e’ vero, se sto lavorando non e’ che le segua tanto, ma mi piacciono lo stesso, e alla fine trovo che mi diano sempre qualcosa. Per esempio, come potrei affrontare una giornata senza il ruggito del coniglio ad accogliermi con il caffe’ e la mailbox appena aperta Per dire.E la cosa che mi stupisce di piu’, conigli a parte, e’ la qualita’ degli interventi degli ascoltatori, intelligenti, pertinenti, spiritosi, ironici, impegnati: fantastici. L ascoltatore dei programmi radiofonici che partecipa telefonando, o anche sono inviando SMS, e’ uno proprio come noi: una testa pensante. Ops, siamo noi, anche se non telefoniamo o non messaggiamo.

La piu’ inutile delle interruzioni
E cosi mentre un tale, volontario della Protezione Civile, ci informa sulla situazione di Messina sotto l acqua, o una maestra in pensione ci espone il suo punto di vista sulla riforma Gelmini, o il brillante laureato che ha appena vinto una borsa di studio ci illustra il suo progetto di sfruttamento delle terre sequestrate alla mafia per la costruzione di agriturismi in cui lavorino i giovani carcerati, ecco che vengo risvegliata dalla meraviglia di tutto cio’ dalla voce della casalinga di Voghera che urla e starnazza, e si mette perfino a cantare, su quanto sia bello usare un certo panno per la polvere. La situazione non migliora se la Ferilli (che mi sta anche simpatica, per carita’) muore di invidia per chi si fa il sofa’ o una compagnia telefonica mi dice che con un certo contratto il mio business prendera’ il volo. Che peccato.
La piu’ sprecata delle occasioni

La domanda sorge spontanea: ma non e’ che le persone sono molto piu’ intelligenti di come se le immagina la pubblicita’? Ok, quella radiofonica e’ la cenerentola della pubblicita’, una specie di parente povera. Non costano tanto gli spazi, se paragonati a tv e stampa, figuriamoci se ci mettiamo a spendere per la produzione. Ora, io lo so che su questa cosa sono insistente: il pensiero non costa nulla, le buone idee costano quanto quelle cattive. Ce lo insegna ikea, tanto per fare un esempio familiare a tutti.E allora perche’ sprecarlo, questo benedetto spazio perche’ dare in pasto agli ascoltatori un sottoprodotto dell ingegno umano, quando loro sono li’e hanno tutti i loro neuroni belli svegli.

Il piu’ ardito dei sogni

Centri Media intelligenti non solo nella gestione del fatturato e dei collaterali. Concessionarie selettive. Attenzione agli utenti, attenzione ai palinsesti. E senso di responsabilita’ verso il ruolo sociale ricoperto dalla comunicazione.

Ma non solo.Consumatori con un ruolo attivo anche nella scelta della pubblicita’ a cui si espongono. Capaci di dire di no, di manifestare la loro consapevolezza come consumatori, la loro competenza come comunicatori e la loro capacita’ di essere attori del mercato.un sogno Ma anche no.

5 commenti
  1. Lanterna
    Lanterna dice:

    Come mi faceva giustamente notare un mio collega (con cui, anni fa, parlavamo esattamente della stessa cosa), le pubblicità radiofoniche ben fatte spaccano e risaltano molto di più dei loro equivalenti televisivi. Penso ad esempio alla recente pubblicità di un’auto (Resta coi piedi per terra: non vi fa morire il tono documentaristico associato a fintimiti assurdi?) o a quella dell’IKEA, semplice e ironica.
    Il problema di una selezione all’entrata non lo vedo nel caso in cui il servizio sia all-inclusive: ti vendiamo lo spazio e ti produciamo la campagna.
    Altrimenti, temo che le radio non si possano permettere di selezionare più di tanto, pena il dover risparmiare sui conduttori intelligenti 🙁

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  2. Flavia Rubino
    Flavia Rubino dice:

    una giusta riflessione su un mezzo spesso ingiustamente sottovalutato. ti dico uno dei miei tipici miti “radio? solo se ci avanzano soldi dalla TV”. e funziona? “solo se fatta insieme alla TV”. paradigmi da ribaltare, chiedendo alle emittenti e ai centri media di inventarsi nuovi formati di comunicazione partecipativa anche in radio, e comunque più in linea con lo stile dei programmi per non essere percepiti e rigettati come interruzioni (la mia reazione immediata appena inizia la pubblicità è cambiare stazione, ma questo non ci suona nuovo vero?). @chiara se capisco bene immagini che sia l’emittente stessa a produrre la campagna?

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  3. Silvietta
    Silvietta dice:

    Mi è piaciuto quest’articolo! sarà che non avendo la tv, ascolto tanta, tantissima Radio e noto molto quello che avete descritto: non sopporto quando la pubblicità per essere capita ha bisogno di fare riferimento alla tv, nè quando è stridula o stupida, magari proprio mentre interrompe un programma molto intelligente.

    Sì, forse vorrei davvero che tenessero conto che sono un consumatore mediamente “più intelligente” (scusate la botta di superbia e razzismo!) e non solo “merce da portafoglio gonfio”.

    salut!
    silvietta

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  4. M di MS
    M di MS dice:

    Anch’io sono una grande consumatrice di radio e devo dire che non ascolto mai la pubblicità. Se mi accorgo che comincia cambio stazione, soprattutto perchè su certe radio commerciali la pubblicità dura minuti e minuti che via etere sembrano INFINITI. Con un’ascoltatrice come me funziona il messaggio promozionale letto dal dee-jay o il concorso.

    Alt!
    Adesso che ci penso però, esiste una radio che autoproduce gli spot, che infatti sono molto diversi dagli altri per alcuni motivi:
    – gli speaker, sempre gli stessi da anni, un uomo e una donna. Non leggono in dizione, ma con una sobria espressività.
    – gli spot sono essenziali e dritti al punto
    – gli spot riguardano realtà locali, tipo negozi e servizi di cui si indica un indirizzo per la localizzazione e quindi tu cittadino capisci subito se ti interessa e, se no, magari ti dici “ma dai, adesso so anche questo”.
    E’ Radio Popolare, qui di Milano.

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  5. Giuliana
    Giuliana dice:

    @lanterna: non sono le emittenti a doversi far carico della produzione degli spot. gli spot li fa l’agenzia, e poi il centro media o la concessionaria mettono insieme il pacchetto da proporre agli editori, e in pratica distribuiscono quanto prodotto. è per questo che vorrei un centro media diverso (fatto come? ci sto pensando…)
    @flavia: la pubblicità è interruzione per definizione. prendiamo per buono questo assunto, che sennò non ne usciamo. solo che c’è modo e modo di interrompere. se durante l’interruzione offro qualcosa (che può essere servizio, ma anche intrattenimento, purché sia intelligente), l’effetto “cambio stazione” può essere, se non annullato, almeno attutito.
    @silvietta: non pecchi di presunzione pensandoti più intelligente di come ti vorrebbe la pubblicità. direi comunque che qua sei in buona compagnia 🙂
    @mdims: le radio locali hano il grosso vantaggio di potersi riferire a un pubblico più conosciuto e a realtà più ristrette, per cui anche la stessa produzione di spot non è un’avventura improba. pensiamo però a come esportare questa impostazione sui network nazionali…

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