L’economia dell’attenzione

Cose che avrei voluto dire meglio alla Social Media Week Rome o non ho detto affatto per mancanza di tempo, allora le riscrivo qui:

  • Gli elementi motivanti della nostra attenzione in rete e fuori, sempre più frammentata ed interrotta, secondo me sono di due tipi < x due >: razionali ed emotivi, e poi fisiologici interni oppure “dopati” dall’esterno.

Provo a spiegarmi.

fattori razionali: facciamo attenzione a ciò che ci serve, che stiamo cercando, che ci manca, che ciò sia un obiettivo consapevole o meno

fattori emotivi: doniamo attenzione a ciò che amiamo / desideriamo, e per fortuna non tutti amano e desiderano le stesse cose. Io posso vedere passare l’ultima Range Rover in video una volta sola e smettere di respirare, oppure posso vedere la Ferragni e i suoi capelli-danni-non-vi-temo per 280 volte e non battere ciglio (ma si sa, come disse un’amorevole amica tanto tempo fa, come donna non faccio testo)

Inoltre, sempre emotivamente parlando, dedichiamo tempo a condivisione ed esternazione di opinioni/sentimenti perché siamo animali sociali gratificati dall’approvazione del branco – producendo così tonnellate di contenuti sui social che vanno dal totalmente inutile rumore di sottofondo all’utile approfondimento. Sta a noi trovare la bussola.

– oltre ai fattori suddetti che ci spingono dall’interno, esistono poi gli innegabili condizionamenti esterni, o moltiplicatori di attenzione: la viralità del branco (ne parlo perché tutti quelli della mia bolla di attenzione ne stanno parlando, anche se finora non me ne fregava una cippa, ma non voglio fare la brutta figura di restare indietro), o la reputazione del “leader di pensiero” (se lo dice lui/lei, che seguo e ammiro, allora merita attenzione)

Nella miriade di stimoli che riceviamo, avere un obiettivo chiaro aiuta a scegliere e a focalizzare l’attenzione. Navigare a vista un po’ meno.

Ormai tutti siamo comunicatori, ieri si è detto addirittura pubblicitari, inconsapevolmente in grado di raggiungere audience teoricamente infinite. Ma a questo cambiamento non si è accompagnata una migliore educazione alla comunicazione, affatto, e ciò produce danni incalcolabili.

In conclusione, tutti cerchiamo attenzione, e nei social ci ingaggiamo in una quotidiana battaglia per l’attenzione. Eppure la vera sostanza della nostra identità non è data tanto dall’attenzione – spesso dopata – che riceviamo, quanto da quella che diamo.

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