Intervista A Claudia Porta

Claudia Porta è la blogger che ha fatto parte della delegazione che si è recata in Camerun per il progetto P&G per Unicef. Del progetto abbiamo già parlato: P&G sostiene Unicef nel conseguimento dell’ambizioso obiettivo di sconfiggere il tetano materno e neonatale, che uccide ogni anno 130 milioni di mamme e neonati nel mondo.

Abbiamo seguito Claudia nel suo viaggio attraverso il suo blog, Twitter e Pinterest. Ma ci è rimasta qualche curiosità, che vorremmo toglierci qui.

Domanda: Claudia, raccontaci come è stato il momento esatto in cui ti è stato proposto di partire.

Risposta: All’inizio pensavo che fosse uno scherzo. Quando ho capito che si trattava di una cosa seria, ho risposto subito di sì.
D.: Ci hai raccontato attraverso il tuo blog dei tuoi compagni di viaggio. Siete sempre in contatto? Che atmosfera si respirava?
R.: Sono rimasta in contatto quasi con tutti. Con alcuni in particolare si è creato un legame davvero speciale… a volte mi stupisco io stessa di quanto mi sono affezionata a certe persone in così poco tempo. L’atmosfera, nei momenti non ufficiali, era un po’ da “gita scolastica”. Una gita scolastica con compagni d’eccezione però. Poter ascoltare i racconti di persone che hanno vite straordinarie e progetti incredibili è estremamente stimolante.
D.: … e infine siete arrivati in Camerun. Che cosa deve aspettarsi chi non ci è mai stato?
R.: Il primo impatto è stato: caldo umido che ti si appiccica addosso, caos, rumore, e buonumore. Se andate in Camerun fermatevi a parlare con le persone. Io le ho trovate estremamente aperte ed ospitali.
D.: Noi abbiamo probabilmente un immaginario parziale dei villaggi africani. Ci racconti come erano quelli in cui sei stata?
R.: Non abbiamo affrontato realtà gravemente disagiate. Le persone che abbiamo incontrato avevano tutte una casa e di che mangiare. Pochi avevano acqua ed elettricità, ma c’erano pozzi nel centro dei villaggi e le condizioni di vita erano assolutamente dignitose. Quello che mi ha colpito molto è il contrasto tra il caos che regna nelle strade e l’ordine e la pulizia impeccabili in ogni casa. Abbiamo notato un forte affiatamento tra gli abitanti dei villaggi, che si riuniscono per discutere delle tematiche importanti e che camminano per chilometri per andare ad informare anche chi abita fuori.
Il capo del villaggio ha come funzione principale quella di “giudice” nelle questioni irrisolte tra abitanti o tra gruppi di abitanti. Si occupa poi di coordinare le varie attività che si svolgono nel villaggio. Se una persona o una famiglia vuole trasferirsi nel villaggio, deve ottenere l’approvazione del capo del villaggio, che si occuperà anche di aiutare i nuovi arrivati ad integrarsi e assegnerà loro un pezzo di terra sul quale vivere e lavorare.
D.: Le cose del Camerun che tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita
R.: Noi abbiamo visitato essenzialmente ospedali e centri sanitari. E’ quindi difficile consigliare luoghi in particolare da visitare. Il capo del villaggiodi Malimba, però, ci ha consigliato di tornare in Camerun in vacanza perché il Camerun, dice lui, è “l’Africa in miniatura”. Come ho detto più volte, invece, quello che mi ha maggiormente colpito sono le persone. Il loro sorriso, la loro gioia di vivere, la loro generosità, nonostante tutto. Ecco, se andate in Camerun, non fate solo i “turisti”.
D.: Ultima domanda: esiste davvero il mal d’Africa?
R.: Sembra quasi ridicolo dopo un viaggio così breve, ma direi di sì. Questa esperienza ha aperto in me tante “finestre” alle quali mi vorrei affacciare per approfondire. Tante domande a cui vorrei trovare risposta, e una gran voglia di portare i miei figli in quei posti!
Grazie!
E intanto Claudia ha iniziato a pubblicare il suo diario di viaggio in video. Ecco il primo!

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