Nike Flyknit Lunar 1+ : la storia di un acquisto

Questo post e’ stato scritto correndo. Ma tranquilli, voi potete leggerlo comodamente seduti, mentre col fiato un po corto vi racconto questa storia.

Si definisce consumer journey, ed e’ la storia del processo con cui passiamo da un vago desiderio a un’astratta valutazione di un oggetto, cominciando poi a considerarlo sempre piu’ seriamente mentre prende concretamente forma nella nostra testa l’idea di possederlo, immaginando persino le sensazioni che ci darebbe. Nel frattempo raccogliamo informazioni funzionali-razionali sulle sue performance e – alla fine – pronunciamo il fatidico si l’atto d acquisto. (Non lo trovate simile a un amore io molto)

Qualche passo indietro. Da anni vado a correre senza alcun agonismo, sul nastro in palestra oppure all’aperto, con maggiore frequenza nei mesi estivi. Non possiedo equipaggiamenti particolari, non uso App ne cardiofrequenzimetro, ai piedi metto le prime trainer che mi ritrovo, indosso tuta e maglia spaiate, attacco le cuffiette allo smartphone ed esco. So che in mezz ora faro’ circa 4 chilometri, qualche volta prolungo un po?. Lo faccio solo per bruciare energie, per far vagare la mente, per ascoltare la musica, e mantenere nel mio fisico un minimo di resistenza allo sforzo.

Solo che un giorno, scendendo da un treno in una fredda Milano e avviandomi giu alla metro, ho visto una donna che correva nella vetrina di un negozio. Penso Quella sono io o meglio, quella vorrei essere io (attenzione che il confine tra identificazione e aspirazione e’ sempre pericolosamente sfumato, ed e’ esattamente l’effetto che i comunicatori ricercano). La donna e’ in un video, il video e’ in uno schermo protagonista dell’allestimento di un’intera vetrina, e la vetrina e’ di un Nike store. Mi fermo, mi avvicino trascinandomi il trolley, e riguardo il video un paio di volte.

A dire la verita’, la voglia di identificazione con la protagonista non e’ ancora a livello cosciente (solo ora noto particolari come il piede che butta un po all’interno, come fa anche il mio), ne’ sto pensando di comprare queste scarpe, ma prevale l’interesse professionale: certo che questa demo che cuce la scarpa intorno al piede e’ proprio brillante mi dico. Quando torno a casa lo cerco su YT?. Di sicuro, anche senza entrare nel dettaglio tecnico, il film mi ha comunicato l’idea di una scarpa molto diversa dalle altre, e che Nike abbia una nuova leggerissima tecnologia per la corsa. Mi viene voglia di saperne di piu’, per analizzare meglio il copy (e intanto l’immagine della donna che corre al rallentatore nell’aria comincia a lavorare nella mia mente. E se smettessi di correre come una scappata di casa e mi comprassi qualcosa di decente Ecco, il processo negli strati inconsci e’ gia’ iniziato). Da considerare anche un fattore laterale che predispone la mente al desiderio: proprio in questi giorni ho iniziato questo libro, che mi regala una visione della vita placida e determinata nonostante le tante salite e discese, parla di un talento di scrittore e di maratoneta fatto di allenamenti regolari e non di violenti sbalzi d umore, tutte cose di cui dato il momento storico sia interno che esterno che vivo- sento un profondo bisogno. il mio interesse per la corsa come strumento per migliorarsi, quindi, sta crescendo.

Una volta a casa trovo il video, e lo condivido su FB. L’idea che voglio dimostrare e’ questa: quanto piu’ il concetto e’ semplice (la scarpa e’ costruita per fasciarti il piede con una trama leggera), tanto piu’ l’idea creativa di un film puo’ essere potente, d impatto. Ma poi mi ricordo anche che faccio indegnamente parte di un gruppo di runners, tra cui delle vere professioniste, e decido di chiedere a loro. Posto il video nel gruppo chiedendo opinioni, e la discussione che segue e’ fervida di spunti.

Una ragazza che corre maratone e lavora proprio su questi prodotti mi fornisce informazioni dettagliate sulla tecnologia. Anche sul nome. Flyknit mi evoca qualcosa di cucito addosso con cui volare, Lunar perche’ la suola contiene una schiuma speciale usata dagli astronauti. E infine il colpo di grazia arriva con la sua dritta magica?: da un po di vapore col ferro da stiro sulla parte anteriore della tomaia, dice, poi calzale e fa qualche passo. Prenderanno la forma del tuo piede. Ma dove le raccontate tutte queste cose? Nei negozi?, mi risponde. Ok, ma perche’ non le dite un po di piu’ anche nel web c’e’ piu’ spazio che in un video visto di sfuggita nella vetrina di un negozio, no E cosiscopro eventi, presentazioni, installazioni. insomma si tratta di un lancio importante.

nike

Solo verso la fine della discussione mi chiedo quale sia il prezzo di questo che e’ ormai diventato rapidamente il mio oggetto del desiderio. (il mio e’ stato il consumer journey ideale.) Quando lo vedo Non e’ esattamente una scarpa value for money, diciamo. Ma su un sito specialistico le trovo scontate, e allora non ci penso piu’: le scelgo in rosa, e le ordino. in due giorni sono qui. Ora voi non potete capire abbastanza una cosa: se iO scelgo di mettere addosso qualcosa, qualsiasi cosa, che sia rosa (perche’ e’ proprio quella del video, perche’ e’ quella della foto ambient qua sopra) vuol dire che mi sono proprio innamorata follemente, vuol dire che ho perso la ragione. E anche il prezzo, che insieme alle ultime Camper resta il piu’ alto mai pagato ultimamente per un paio di scarpe (altro che tacco 12) lo conferma. E le ho prese online, senza il fastidio di cercarle in un negozio e provarle (cosa che sarebbe buona norma). insomma sono impazzita.
Ieri pomeriggio la prima corsa: quindici gradi, il sole, la primavera nell’aria. Ero cosifelice di questa sensazione di leggerezza ai miei piedi, che invece dei soliti 4 o 5 chilometri ne ho corsi quasi dieci. Sorridevo e correvo, acceleravo e sorridevo. Non esagerare la prima volta mi aveva scritto la consulente personale Nike conosciuta nel gruppo FB. Ma si sa, quando si tratta di una passione, non seguo mai i buoni consigli.

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