L’importanza (e la fortuna) di avere una strategia

Proviamo a trascorrere un giorno intero completamente in “balia” degli infiniti stimoli della Rete.  Proviamo a seguire tutte le tracce che ci sembrano interessanti: guardiamo il video divertente postato da un amico, leggiamo la recensione di un libro, oppure di un ristorante che ci piacerebbe provare in città, condividiamo l’articolo di attualità segnalato da qualcuno (magari in base al titolo e alle prime righe, senza leggerlo davvero tutto *), commentiamo discussioni qua e là, infilandoci anche in qualche polemica perché non resistiamo a dire la nostra, oppure twittiamo sul meteo mentre siamo in macchina. Nel frattempo rimane aperto un documento che dobbiamo terminare in giornata e probabilmente – se apparteniamo alla categoria delle persone che lavorano per obiettivi – entro sera cominceremo a provare una forma di ansia, di insoddisfazione, legata alla sensazione di non sapere di preciso cosa vogliamo fare, dove vogliamo andare.

* questo pesce d’aprile ha dimostrato precisamente la quantità di persone che si inalbera e commenta senza leggere veramente i contenuti di un articolo.
Oppure.
Quel giorno ci siamo dati un obiettivo preciso: imparare una cosa nuova su una materia che ci interessa (una tecnica di SEO o  i dettagli della vita avventurosa di Frida Kalho, oppure le pubblicità del caffè più belle di tutti i tempi: a ognuno le sue passioni).
Approfondire un argomento specifico raccogliendo un certo numero di articoli e confrontando i diversi punti di vista, uscendo dal circolo delle solite fonti note e scoprendone di nuove; studiare, conoscere persone particolarmente preparate in quella materia, non inseguendo tutto quello che la rete ci butta sotto gli occhi ma piegando la rete stessa al nostro scopo.
Una bella differenza, no?
Quando sopra di te e i tuoi capricci c’è un’idea dominante, e sei alla ricerca di risorse per la tua idea, quella motivazione ti dà la forza di indirizzare una mole incredibile di informazioni e contatti verso quell’unica idea. Come cavalcare una balena guidandola col pensiero.
Questa è più o meno la differenza tra avere una strategia e non avere una strategia.
Squalo-Balena-sotto-la-barca-Wildaid-03
Dopo questo post sulla strategia che ho discusso utilmente su FB con i ragazzi (e non:) di Sqcuola di Blog, ho riflettuto su un fatto: ho avuto la fortuna di lavorare in grandi aziende, che hanno impostazioni e strutture di pensiero (di business) molto, molto solide. Ti spingono continuamente a produrre nuove idee, ma sempre chiedendoti a cosa servono e cosa producono quelle idee. E per rispondere a quella domanda devi avere la percezione netta e il possesso fermo di quell’idea che è sopra, che è oltre le tattiche di questa settimana e del prossimo mese.
Ma c’è anche chi fa un lavoro che non richiede questa capacità. Non in tutti i lavori e in tutti i livelli è necessaria. Di solito i livelli alti, chiamati a dirigere nel senso di dare una direzione, dovrebbero averla ben sviluppata.

Poi ho avuto un’altra fortuna, quella di inventarmi un lavoro da-capo, dopo circa quindici anni di questa immersione totale sia nelle alte strategie che nelle quotidiane operatività. Ma oggi i ragazzi spesso si inventano un lavoro partendo da zero, e i fondamentali del marketing non si imparano solo dai libri. Ergo…
Tornando al personal branding che citavo (argomento su cui è appena uscita l’ultima fatica di Skande), il mio consiglio è di distinguere apparenza da sostanza e valorizzare le competenze strategiche sopra di tutto.
Sulla differenza tra strategia (idea) e tattica (esecuzione), si apre un altro capitolo… su cui dovremo tornare presto!
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  1. […] Qual è la differenza tra avere una strategia e non averla, e quali sono le conseguenze.  […]

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