Perché abbiamo bisogno di progetti per donne? Una chiacchierata con Francesca Parviero

Il mio primo blog, nel 2008,  parlava di coaching ed empowerment femminile. Col tempo, anche se la mia passione per empowerment e coaching rimane,  ho preso però le distanze dai “recinti” rosa, pur mantenendo forti connessioni e networking.
Poco tempo fa, ho intercettato in Rete il progetto SheFactor, il personal branding e le donne e così ho pensato di invitare la sua ideatrice, tra l’altro conosciuta di persona nel 2011 proprio in occasione di un convegno al…femminile,  ad un piccolo “botta e risposta” con me, per spiegarmi la genesi e la finalità di questa idea.
Se vi va, seguiteci qui.

Francesca-Parviero-foto -      Benvenuta Francesca, parlaci di te: chi sei e di cosa ti occupi?

Sono Francesca Parviero, ho un felice passato da responsabile HR, e affianco le aziende nella definizione delle migliori strategie social per la valorizzazione e l’innovazione dei processi di Risorse Umane con un focus sul Personal Branding. Sono la prima Official LinkedIn EMEA talent solutions partner italiana.

-      Come nasce She Factor?

Sono attiva da anni sui temi dell’empowerment al femminile, e ormai da tempo avevo in testa di proporre un progetto verticale sul Personal Branding e le donne. E’ la crasi di due temi che mi stanno a cuore e che mi appassionano molto. Luigi Centenaro – mio partner, mentore e coach sul Personal Branding – durante i nostri incontri lo ha sempre riconosciuto, e a questo si aggiunge un po’ di sana serendipity quando Hagakure per conto dell’Associazione Umberto Ambrosoli ha deciso di coinvolgermi su questo tema. Era lo scorso novembre, e dalla nostra prima chiacchierata mi sono accesa: era arrivato il momento di creare qualcosa. Ho preso in mano quanto richiesto e l’ho moltiplicato per 10: è diventato She Factor, e ho investito in questo progetto anche personalmente.

-      Chi è il team di She Factor? E gli sponsor?

Io ho scritto il progetto, ne curo i contenuti e supervisiono il processo. Oltre a me ci sono Filippo Marano, che segue come Social Media Manager l’Associazione Umberto Ambrosoli, e l’ottima Anna Martini che ci sta aiutando tantissimo come community manager. E poi ho coinvolto un’ottima squadra di testimonial, giudici, e collaboratori.  Sponsor parziale dell’iniziativa è appunto l’associazione Umberto Ambrosoli, oltre al partner tecnico Posytron e al nostro partner sociale Terre des Hommes.

-      Come funziona esattamente? Cosa fanno le partecipanti?

Si tratta di un percorso di stimolo sui temi del Personal Branding e del networking. Non è un corso, ma un percorso asincrono che è stato studiato perché ciascuna possa dedicarci il tempo che riesce a ritagliarsi per farlo, quando è meglio per lei. Le partecipanti si sono iscritte ad una newsletter e ricevono una volta a settimana – per un mese e mezzo – una email con degli esercizi che vengono proposti sui temi cardine del progetto stesso e ruotano intorno al Personal Branding e ad alcuni specifici canali social (Facebook, Twitter, LinkedIn e i Blog). Tutti i contenuti in realtà sono visibili e fruibili dal sito e di alcuni di questi sono protagonisti le nostre ambassador.
Le persone lavorano in coppia, ognuno con la propria “tandem” per condividere il percorso e perché è fondamentale la lettura reciproca. Ci saranno dei momenti di incontro a Milano, la prima occasione è la Social Media Week Milan. Al termine del percorso chi vorrà potrà inviare un elaborato finale per concorrere al titolo di She Factor Queen 2015 che, come dichiarato, è solo un pretesto ma non è il fine ultimo del progetto. Intanto i primi risultati sono molto incoraggianti: 1.300 iscritte, molte altre che mi chiedono già la prossima edizione, e molti attestati di stima dalle presidenti di associazioni femminili che con me negli anni avevano conversato rispetto a questa esigenza.

РGrazie, davvero molto ben fatto. Ma veniamo al motivo per cui ti ho invitata qui: perch̩ sentiamo il bisogno di progetti per donne?

Non sto qui ad indagare il perché di una indegna rappresentazione delle donne nel mondo del lavoro e della politica in Italia, quando si tratta di accesso alle opportunità di rilievo. C’è una cultura imperante che non sradicheremo solo con meccanismi imposti e rigidi (che comunque personalmente sostengo). Se le tre assi sono il sapere, il saper essere e il saper fare è su questa ultima dimensione che interviene She Factor. Competenze, abilità, potenzialità ce le abbiamo da tutte le parti. Alcuni emergono più facilmente, altri no (uomini e donne indistintamente). Saper fare rete e saper valorizzare il proprio personal brand non sono ancora concetti chiari e diffusi, e potrebbero servire per garantirsi un migliore accesso alle opportunità: per questo è nata questa iniziativa. Ma non sarà l’unica e non si fermerà alle donne.

Quello che dici (che non si fermerà alle donne) per me è molto importante, ma per spiegartelo devo fare delle divagazioni un po’ personali. Nel mio passato da direttore marketing in varie multinazionali, mi è capitato spesso di fare sostanziali iniezioni di autostima alle donne dei miei team, per poi continuare in Rete dopo la mia esperienza corporate – e ritengo che a livello profondo l’autoconsapevolezza e l’autostima siano assolutamente alla base di un buon personal branding. Ma non bastano.
La mia professionalità e la mia carriera sono cresciute di pari passo confrontandomi allo stesso modo con uomini e donne, per esempio mettendo al bando la convinzione che esistano abilità maschili o femminili (questo sia in ufficio, che a casa :)). Questo mi ha dato una marcia in più che mi è stata riconosciuta. Se posso usare questa provocazione, il mio essere donna sono riuscita a farlo diventare completamente irrilevante (ai fini delle opportunità professionali, si intende..).
Fin qui, si può essere d’accordo o meno perché ognuno sceglierà le proprie strategie personali… Ma c’è qualcos’altro a cui tengo molto: le donne, quando devono farsi avanti (cit S. Sandberg) o quando devono perseverare in qualcosa, sono frenate da molti altri fattori (primi fra tutti i ruoli materni/familiari), e fin quando ne parlano solo tra di loro, questi fattori non si risolvono mai.
Io credo che, pur raggiungendo pari competenze e pari abilità di branding (ben vengano!), il problema delle opportunità non si risolverà se non includendo tutti nello stesso percorso di consapevolezza, tutti nella stessa stanza insomma.
Che ne pensi?

Anche io ho un passato da donna d’azienda nella funzione Risorse Umane e lì mi sono scontrata con differenze di stile e di leadership sia di donne che di uomini: quelle che ho apprezzato le ho decodificate e le ho fatte diventare spesso anche mie. Non l’ho fatto però astraendomi dal mio essere donna, anzi, ho capito che caratteristiche che mi venivano riconosciute e che avevamo a che fare più con la mia dimensione personale – generosa, empatica e curiosa – non andavano soffocate per uniformarmi ad uno stile impersonale e dirigenziale vecchia maniera.
Tutto quanto deriva dal passato in termini organizzativi e sociologici, quello a cui siamo state educate e formate durante i percorsi ufficiali formativi, è stato calibrato su dimensioni maschili. Io ho imparato dalle persone che ho affiancato quello che volevo diventare e ciò da cui mi sarei distinta, per differenza rispetto a loro, uomini e donne. Non si può però generalizzare pensando che siccome io sono riuscita a trovare la mia strada nel mondo e a farlo in questo modo, percepito talvolta come un positivo caso di successo, allora tutte le donne automaticamente possano fare allo stesso modo.
Chi vede la punta dell’iceberg non conosce tutto quanto sta sotto: la fatica, lo studio, il confronto e lo scontro su cui si basa la costruzione del sé.
Io credo che si debba raccontare la propria storia, ed il personal branding è “il tema” in questo caso, per far sì che altre persone traggano uno spunto, così come noi ci siamo ispirate ai nostri mentor/maestri perché abbiamo avuto la capacità o la fortuna di incontrarli.

– Grazie ancora Francesca. La parola a voi: che ne pensate?

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Fornisci il tuo contributo!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


*