5 punti TTV a “La Nuvola Rosa”: Donne, carriera, tecnologie, social media e studi legali

Disclaimer: incipit ampiamente personale, per la parte professionale saltare alla seconda metà del post.
Sono sempre un po’ a disagio nelle vesti di relatrice davanti a un pubblico di studentesse, quando l’argomento, oltre a quello tecnico, diventa la carriera al femminile.
Non perché non abbia cose da raccontare, anzi, devo mettermi l’orologio davanti  altrimenti rischierei  di non fermarmi più. Ma ho l’impalpabile sensazione che la platea finisca per dividersi in due: “bello bello, voglio diventare come te!” e: “no, non sono e non sarò mai come te!”. E ci sta. Perché quando parlano le donne che hanno messo al centro della loro vita il lavoro, proprio “come un uomo”, possono risultare scomode, e per quanto diversi siano i loro percorsi si finisce per toccare i soliti nervi scoperti e per tessere un filo comune, come se tutte stessimo lì, a tenere in mano un capo della stessa trama. Un bel modo poetico per dire che, insomma, i punti cruciali che emergono sono sempre gli stessi, e riguardano la conciliazione. La famiglia e i figli, e quella volta che hai fatto un meeting fondamentale con la pancia di otto mesi, e quando la mattina eri al lavoro e il giorno dopo in terapia intensiva con un fagottino di 700 grammi. E allora senti la testimonianza di chi ti raccomanda di farli il prima possibile, questi figli, (io invece ho fatto il massimo della carriera prima e li ho fatti dopo, a 35 e 38, quando ormai nessuno poteva più fermarmi:) di chi ti sottolinea l’importanza del compagno giusto che non ti ostacoli e che ti supporti, e anche di chi ti dice in modo piuttosto forte che i figli, sì, cresceranno, che i fidanzati e anche i mariti spesso passeranno, che la mamma si dispererà vedendoti partire –ma chi sarai diventata tu, la tua capacità di essere te stessa e di perseguire quello che ti piace davvero, sarà quello che alla fine resterà sia per te che per gli altri. E il concetto di successo te lo trovi e te lo costruisci tu giorno per giorno, rifiutandoti di adeguarti a modelli etero-imposti, che siano carrieristi o domestici.

Per me è un discorso troppo lungo, che impregna tutta la mia presenza in Rete dal “lontano” 2008, un discorso a volte divenuto polemico (come quando ho scritto che spesso preferisco di gran lunga restare seduta a lavorare e tirar fuori i surgelati, piuttosto che interrompermi per preparare le polpette, così come non mi importa niente dei lavoretti manuali).
Mi ero ripromessa di evitare gli eventi per donne – perché è inutile parlare di queste cose senza l’altra metà del mondo che ormai deve o meglio VUOLE condividere il tempo della famiglia, dei figli e delle polpette con noi, e perché rimanendo a parlarne tra donne si avvalora inevitabilmente il concetto per cui questi sono problemi rosa e non di tutta la società e l’economia.

Ma questa NUVOLA ROSA è un’iniziativa mossa dall’intento di incoraggiare l’occupazione femminile nelle materie scientifiche e tecnologiche, e il suo programma è ricco di moduli di formazione di alto livello.

Nuvola RosaSe solo quel benedetto vergognoso 46% di occupazione femminile italiana si innalzasse di qualche punto  grazie alle donne nei settori tecnologici, ci sarebbe ricchezza in più per tutti. E’ un tema a me molto caro, tanto che se proprio vi va potreste leggermi persino su… Donna Moderna.

Fatta questa doverosa premessa personale, vi sintetizzo i punti principali della mia presentazione, che riguardava l’affascinante connubio tra social media & law firms. Ero in un consesso per me inusuale, in cui si parlava di carriere legali (e io che pensavo di aver fatto lavori stressanti), ma la bellezza del buon marketing e del buon social marketing è che funziona sempre.

  1. I social media potenziano i fondamenti umani del marketing. I giovani 20-30 vivono immersi in un  processo mediatico per cui da un lato usano abbondantemente i social nelle loro vite personali, dall’altro ascoltano continuamente gli anatemi dei detrattori del web, di quelli che “le relazioni virtuali alienano i veri rapporti umani”. Nulla di più sbagliato. I social generano e moltiplicano le opportunità di contatti professionali, se curati e usati bene riportano al centro la relazione e la fiducia, e un giovane che si avvia ad un’attività con delle buone basi sui contenuti e sul proprio personal branding parte con il piede giusto.
  2. Usare le tecnologie sociali significa sposare una cultura. Paradossalmente – parlando di professioni legali – condividere è più produttivo che proteggere. Questo sia all’interno dei team di lavoro, sia all’esterno: si guadagna autorevolezza diventando un punto di riferimento in una materia, costruendo valore per una comunità, con onestà e trasparenza.
  3. Trovare la propria nicchia: per l’essenza stessa del web e della sua “coda lunga” c’è posto per tutti, purché si occupi un territorio molto specifico. Più circoscritti sono i bisogni che si soddisfano, più è facile essere trovati.
  4. L’importanza del content marketing e del lead management: farsi trovare, appunto, è molto meglio che andare a disturbare. Si diventa un riferimento aiutando le persone (potenziali clienti) a trovare le risposte ai loro dubbi, non vendendo i propri servizi (quello, ovviamente, arriva dopo). In gergo football, si dice “cominciare a correre molto prima che parta la palla”.
  5. Pianificare obiettivi e strumenti, produrre contenuti e relazioni, gestire i risultati, studiare e migliorare. Questo in breve il circolo virtuoso del social marketing.

Qui la presentazione completa.

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