Storie che hanno SENSO

Uno dei termini più abusati nel digital marketing negli ultimi anni? Storytelling.

Lo spiega molto bene Paolo Iabichino in questo articolo: il valore di un brand è un impegno a lungo termine che richiede creazione di senso, con costanza e coerenza, e non bulimici piani editoriali da riempire di “storie” (storielle) a buon mercato.

L’edificio di un brand – il suo valore – si fonda su una storia come sui suoi pilastri portanti, solo che non stiamo parlando del ritrito aneddoto dei tre ragazzi nel garage, ma di valori-ideali unici e distintivi raccolti in una narrazione, o meglio dimostrati da quella narrazione.

Per capire cosa sia veramente una storia che ci restituisca un senso,  prendetevi 15 minuti per godervi il racconto di questo signore piuttosto bravo che si chiama Michele D’Andrea (e, incidentalmente, usateli per fare un po’ di sana autocritica e accettare umilmente il fatto che ci sono un sacco di storie che non conosciamo).

Ho trovato questo speech quasi per caso durante un’aula sul Personal Branding. Volevo dimostrare l’importanza del sapersi raccontare: ma siamo rimasti attaccati al video e ne siamo usciti con un bel pugno di pregiudizi in meno. Guarda caso, pre-giudizio significa giudicare senza conoscere la vera storia – dei fatti, delle persone, dei prodotti dell’ingegno… dei brand. Compreso quel brand inteso come la nostra bistrattata patria.

 

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