Presentazioni empatiche: come superare la paura del pubblico

Ho letto che uno degli autori dei TED talks più visti di sempre,  Simon Sinek , è in realtà un grande introverso. Non è il primo caso del genere, vero?

Oltre a consigliarvi le sue presentazioni e i suoi libri  sulla leadership, vorrei condividere qui i suoi consigli su come superare la paura di parlare in pubblico. Argomento ricchissimo di letteratura come immaginerete, ma questi sono pochi e brevi consigli che “risuonano” particolarmente bene per me, perché si agganciano anche alle mie esperienze reali.

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Prima della presentazione: il batticuore fa bene

Vi capita? Sta per arrivare il vostro turno, e il battito è così accelerato, la tensione così alta che vorreste schizzare via dalla sedia. L’importante è riconoscerlo come segno di eccitazione, prontezza di riflessi, entusiasmo.
Non chiamiamoli ansia, nervosismo, paura: siccome le parole hanno effetti sui nostri atteggiamenti, impariamo  ad usare definizioni positive per reinterpretare i segnali del corpo e dirigerli verso il nostro obiettivo.

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Se sei un giver, si sente

Il pubblico riconosce a pelle un giver da un taker. Cosa significa? Il giver è qualcuno animato dall’autentica passione e desiderio di condividere idee, conoscenze, insomma qualcuno che vuole ispirare negli altri  qualcosa di positivo. Desidera donare e donarsi.
Il taker invece, semplicemente, vuole vendersi.  Desidera ricevere un guadagno. Quando le persone riconoscono gli schemi  tipici di un taker (la promozionalità e l’autoreferenzialità) si disconnettono emotivamente. Viceversa quando sentono la passione di un giver, si avvicinano. Aggiungo che mi è capitato di rompere di schemi scendendo all’improvviso da un palco e andando ad esprimere un concetto in mezzo alle persone, parlando con qualcuno in particolare: funziona, ve lo assicuro.  Quindi: fatevi “sentire” vicini.

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Il famoso contatto visivo

Sì, serve tantissimo. Il nervosismo ci porta a guardare uno schermo, invece dobbiamo cercare gli occhi delle persone. Bisognerebbe stabilire un contatto singolo con tutte le persone dell’audience perché si tratta in definitiva di avere una conversazione: parlare con loro, e non a loro.
Certo, non sempre vedremo qualcosa che ci piacerà: in quel caso il consiglio di Sinek è di non concentrare lo sguardo su chi ha un atteggiamento negativo, ma preferibilmente su chi ha un linguaggio del corpo che ci comunica interesse e supporto. (E’ una cosa che trovo del tutto istintiva. Sebbene, in qualche meeting passato devo dire che sforzarmi e concentrarmi su chi era poco convinto, per farlo sentire più  partecipe, ha talvolta abbassato le sue resistenze).

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Non correre!

Parlare lentamente è difficilissimo. Insieme all’adrenalina e al battito cardiaco, aumenta in proporzione anche la velocità delle parole. Invece il potere delle pause è magico, e il pubblico è molto più paziente di quanto pensiamo. Inoltre rallentare e cambiare ritmo in modo netto aiuta, nella mia esperienza, a risvegliare i distratti. Occorre molta calma e molto coraggio per farlo, ma rallentare molto il ritmo servirà a rendere i presenti ancora più… appesi… al nostro…. filo.

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Se volete guardare alcuni esempi di presentazioni che ispirano, andate qui.

 

Io ho scelto questa:

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