Il marketing “alla moda”, o le leggi della conversazione?
Permission marketing, inbound marketing, ma anche instant marketing, word of mouth marketing, contextual marketing… Sono tutte definizioni alla moda che usiamo per apparire “al passo”. Oppure possiamo vedere tutte queste attività come abilità specifiche attinenti al dialogo.
Ecco una tesi provocatoria: tutte le skill più raffinate del marketer moderno non sono forse le abilità fondamentali della conversazione? E cosa rende una conversazione interessante?
- Il fatto di sentirci importanti, ascoltati e capiti: inbound...
- Offrire informazioni di valore (per esempio su prodotti o servizi ma anche su risorse, network di conoscenze) : passaparola…
- Stimolare la nostra intelligenza o ironia, le due cose essendo molto connesse: contextual, instant marketing…
- Partecipare a un’esperienza o condividere la nostra: storytelling
Se leggessimo un classico trattato di retorica, troveremmo che molte tecniche codificate dagli antichi oratori sono le stesse riprese dalla pubblicità: per esempio ribaltare le conclusioni attese, associare creativamente elementi solitamente contrastanti, e soprattutto attirare l’attenzione dell’interlocutore facendo leva su alcune emozioni fondamentali:
- La paura
- La sorpresa
- L’empatia, l’immedesimazione
- La rabbia o lo sdegno
- Le passioni comuni
Questa contiguità tra retorica e pubblicità è dovuta al fatto che le due discipline condividono lo stesso obiettivo: persuadere, ottenere il consenso di una platea su quello che vogliamo dimostrare. Ma il focus del marketing oggi è passato da un messaggio persuasivo egocentrico e autoriferito, a una sintonia profonda, uno scambio di sensazioni con l’interlocutore. Da focus su noi stessi a focus su chi ci sta di fronte.
Una conversazione può anche non concludersi con un atto di consenso, ma ha valore in sè, nello scambio di informazioni – dati e fatti ma anche valori e ideali – che è avvenuto. L’importante, quando parliamo di conversazioni di marketing, è stabilire e condividere il loro obiettivo.
Fin qui tutto bello, ma come si fa notare in questo articolo, esistono tipi diversi di conversazione: quelle con cui ricerchiamo solo una conferma a ciò che vogliamo sentirci dire (un vizio cognitivo di tutti gli esseri umani, si chiama confirmation bias) e quelle in cui cerchiamo un reale arricchimento.
Anche le attività di marketing possono essere di… diversi tipi.
Come deve essere, secondo voi, la buona conversazione nel marketing?
Dovrebbe rispondere alle esigenze di chi cerca consigli e immaginare i dubbi, i punti su cui chi deve scegliere valuta un prodotto rispetto al suo concorrente.
perché in questo caso l’obiettivo che tu ti poni (con cui il marketer deve entrare in sintonia) è avere un’informazione corretta sul prodotto. In altri contesti potresti avere l’obiettivo di evadere, farti una risata, sognare…
Molto interessante
Grazie 🙂